Mongiana simbolo della rinascita identitaria
Si è svolto sabato 1 ottobre 2016 il convegno sulla Reale fabbrica d’armi di Mongiana “Sapevi che questo fucile è stato prodotto oltre 150 anni fa in Calabria, nella fabbrica d’armi di Mongiana? Vieni a vederlo e conoscerne la storia!” organizzato dall’Associazione Osservatorio delle Due Sicilie di Lamezia Terme.
L’evento, patrocinato dai comuni di Lamezia Terme, Mongiana e Motta Santa Lucia, ha visto i tre sindaci dei rispettivi enti: l’Avvocato Paolo Mascaro, unitamente al suo Assessore alla Cultura, Dottoressa Graziella Astorino, il Dottor Bruno Iorfida e l’Avvocato Amedeo Colacino salutare tale evento come un importante momento di crescita e di arricchimento culturale riconoscendo all’Associazione “Osservatorio delle Due Sicilie”, questo importante ruolo di rivisitazione e “osservazione” storica, anche al di fuori della retorica revisionista.
L’evento è stato arricchito dalla presenza in sala di un esemplare di fucile prodotto nella fabbrica di Mongiana (con il codice di produzione n. 42) ed in possesso di un collezionista lametino che ha gentilmente acconsentito, fornendo la liberatoria, all’esposizione e permettere, cosi, a quanti interessati di conoscerne dal vivo le caratteristiche ed i particolari tecnici costruttivi.
L’esemplare è stato esposto per tutta la serata in una teca realizzata (in forma gratuita) dall’artigiano ebanista Vincenzo Careri, di Lamezia Terme.
Altro elemento a cornice dell’evento ha riguardato la presenza di due figuranti in uniformi da soldato del Real Esercito delle Due Sicilie, confezionate con entusiasmo e senso di partecipazione dalla stilista identitaria, anche lei di Lamezia Terme, Graziella Curcio (Graziella Curcio Couture), arricchite dalla cinture realizzate a rilievo dall’artigiano Gianbattista Cittadino, a dimostrazione di quanto l’interesse per l’argomento e soprattutto il desiderio di collaborare alla conoscenza sia condiviso da molti.
Per cui la strada per il riscatto è quella di riacquistare identità culturale e consapevolezza, da parte nostra e dei nostri figli, di ciò che siamo stati e ponendoci in una situazione di non sudditanza rispetto ad altre zone del paese, esigendo quindi gli stessi diritti 1) all’istruzione, 2) ad avere idonee infrastrutture di trasporto, 3) a poter essere curati, 4) a non essere più appellati come appartenenti ad una terra diventata ormai punto cardinale: Sud.
La parola è passata quindi subito ai sindaci. Primo Amedeo Colacino, che ha elogiato il lavoro svolto dall’associazione in quanto ha partecipato e ne ha condiviso molte delle iniziative intraprese, riallacciando il suo intervento anche alla vicenda del cranio di Giuseppe Villella, fornendone aggiornamenti e ricordando l’udienza del 4 ottobre 2016(dovrebbe essere quella conclusiva) inerente la vicenda giudiziaria sulla restituzione dei suoi resti mortali (il teschio), avviata in seguito alla ordinanza del Tribunale di Lamezia Terme del 2012.
Il sindaco di Lamezia Paolo Mascaro è stato introdotto ricordando il suo valido contributo alla rimozione della targa di Cialdini, precedentemente intestante una via del centro abitato di Sambiase, e la intitolazione della stessa ad Angelina Romano, una bambina siciliana di soli 9 anni fucilata dai Piemontesi a Castellammare del Golfo con l’accusa di brigantaggio. Nel suo intervento ha ricordato come il riscoprire le radici storiche del passato possa essere anche opportunità per un rilancio dei territori in chiave turistica.
L’Amministrazione di Lamezia Terme ha dimostrato molta attenzione alla promozione di questi eventi.
E’ intervenuta anche l’assessora alla cultura della città di Lamezia Terme, la Dottoressa Graziella Astorino che ha già avuto modo di esternare il suo apprezzamento per il lavoro svolto fin qua dall’Associazione e ha manifestato la disponibilità a sostenere altre iniziative a tale livello, lanciando anche la proposta di rendere più attuale e “produttiva” l’attività del mezzogiorno interrogandocisi sulle ragioni del fallimento dello sviluppo industriale.
Una risposta è stata data dalla moderatrice dell’incontro, la dott.ssa Rosella Cerra, ribadendo come lo sviluppo che necessiti al Sud sia quello culturale legato alle nostre origini ed alla nostra storia reale e passando, quindi, la parola direttamente al professore Danilo Franco, con il quale si è entrati subito nel vivo della descrizione di quella che fu la realtà industriale di Mongiana, dalle sue origini a quello che oggi rappresenta come realtà in veloce sviluppo culturale e turistico.
Il professore, con l’ausilio di alcune slides, ha illustrato quello che può definirsi un “cantiere in rapida evoluzione” illustrando, con una relazione dal titolo Mongiana: quando noi eravamo il nord, le caratteristiche sia di questo comune, sito delle miniere borboniche, sia di tutta l’area della fiumara Stilaro e degli altri comuni su di essa gravitanti. E lo fa mostrando, su elementi di cartografia storica, le localizzazioni delle ferriere di Bivongi, Spadola, Pazzano e soffermandosi su una planimetria d’epoca, ad illustrare l’organizzazione di quello che, conosciuto ora come centro abitato di Mongiana, due secoli fa era un villaggio operaio nato attorno alla fonderia e alla fabbrica d’armi, ma che comprendeva anche le case di comandante, commissario e capitano, nonché la casa dell’amministrazione e finanche le case degli operai, realizzate non con particolari caratteri architettonici ma funzionali alla loro destinazione
Lo stesso professore fa notare come la struttura insediativa del centro abitato del piccolo comune sia rimasta praticamente invariata rispetto alla sua originaria conformazione, ciò nonostante il prospetto della fabbrica d’armi, a causa di un discutibile restauro negli anni passati, sia variato rispetto a quello originario, del quale però, fortunatamente, rimangono le fotografie.
Continua l’intervento illustrando al pubblico sempre più attento la produzione della fabbrica comprendente else per spade, le bellissime colonne doriche in ghisa dell’ingresso, busti di Re Ferdinando II che si usava tenere in ogni comune e conclude l’intervento mostrando i resti dei 3 altiforni e presentando, tra lo stupore generale, ciò che è un progetto dell’amministrazione e dello storico gruppo di studio su Mongiana: la ricostruzione fedele, a scopo didattico, di un altoforno dello stesso tipo di quelli dei quali sono presenti i ruderi all’interno dei resti della fonderia.
Infine ha ripreso la parola il sindaco di Mongiana Bruno Iorfida, il quale ha avuto di recente un alto riconoscimento da parte della Principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie, Gran Prefetto del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, sorella del Principe Carlo di Borbone, la quale in visita il 24 settembre, in occasione della apertura del Museo della Fabbrica d’Armi (di seguito MuFAr), ha consegnato una medaglia d’oro di benemerenza al comune di Mongiana come riconoscimento “per i suoi particolari meriti”
Bruno Iorfida inizia illustrando due filmati realizzati a scopi promozionali: il primo riguardante il neo museo aperto MuFAr dal titolo “Mongiana, reali ferriere borboniche” che, con le didascalie “una storia ancora viva, una storia da raccontare” si sofferma su sapienti suggestioni visive riguardanti: le maestose rovine dell’antica fonderia, il villaggio operaio, la fabbrica d’armi e il museo, ricostruzioni 3D, esperienze immersive, percorsi di realtà aumentata, filmati emozionali.
Dopo aver inteso esaltare le meraviglie del posto sia dal punto di vista prettamente culturale ma anche naturalistico, illustrando il Parco Polifunzionale di Villa Vittoria, parte della Riserva Naturale Biogenetica di “Marchesale” (Corpo Forestale dello Stato), ha introdotto il secondo filmato promozionale dal titolo “Mongiana, una esperienza da vivere”, nel quale, attraverso suggestive immagini di riprese aeree del piccolo borgo delle serre, la speaker illustra le caratteristiche presenti al tempo dei Borbone nel borgo operaio, comprendenti anche […] un piccolo ospedale, una farmacia e, per la cura delle anime, di una chiesa, prima costruita in legno e poi realizzata in muratura […].
Iorfida ha infine informato la platea dell’esistenza di una applicazione, sia per sistema Ios che Android, scaricabile su Smartphone, che aiuta il visitatore (anche virtuale) nella conoscenza delle infinite opportunità culturali, storiche e naturalistiche che il posto offre, stimolando quindi la conoscenza diretta e la visita al museo appena aperto, costituito sia da una parte coperta nella struttura, già nota, ma anche dalla vasta area a cielo aperto che offre attualmente ulteriori elementi, interessata tuttora da scavi archeologici da poco iniziati.
Un invito che la moderatrice ha prontamente e direttamente rivolto all’assessora, dottoressa Astorino, auspicando di inserire percorsi didattici nelle scuole di Lamezia Terme sia con momenti di conoscenza tramite convegni che con visite guidate direttamente sul posto.
Molto positiva la risposta della Astorino che lascia quindi ben sperare in una collaborazione fra i due comuni, Lamezia Terme e Mongiana, aggiungendo anche quello di Motta Santa Lucia, avendo il sindaco Colacino da sempre espresso il suo interesse a lavorare in sinergia con i suoi colleghi amministratori.
Pertanto l’incontro è stato molto importante per aprire un dialogo fruttuoso fra le Amministrazioni Comunali di Lamezia, Mongiana e Motta S.Lucia cosi da creare una rete di interscambio culturale e storico.
Nelle conclusioni il segretario Salvatore Cittadino ha affermato che vanno meglio inquadrate le ragioni della caduta del Regno delle Due Sicilie, che non sono da ricercarsi nella sola questione economica ma affondano le radici in quel lungo processo di de-Cristianizzazione dell’Europa, iniziato dalla caduta del medioevo e sfociata nell’apoteosi illuministica, e nel volto violento della rivoluzione francese .
Pertanto il Risorgimento Italiano è stato il prosieguo di questo disegno ed all’interno di tutto ciò si inquadra il lavoro svolto dalle società segrete Inglesi e Francesi e le classi dirigenti calabresi, che, di fronte alla possibilità di lauti guadagni hanno abbandonato la casa regnante dei Borbone per sostenere quella dei Savoia, e cosi in tanti poi li troviamo nelle assegnazione di grandi latifondi derivati dai terreni confiscati alla chiesa e degli usi civici.
Altro elemento importante posto all’attenzione degli uditori dal segretario dell’Osservatorio delle Due Sicilie, è che l’attività dell’Osservatorio non ha spinte ideologiche pro Borbone o Pro Savoia ma tende a leggere (osservare) il periodo storico da una posizione più alta e nel rispetto di tutti i soggetti ed elementi storici coinvolti.
Non sono mancati ulteriori spunti interessanti, come su quanto i finanzieri Rothschild avessero avuto in quel periodo un ruolo al servizio di importanti famiglie Calabresi, cosi anche l’aspetto multinazionale che già in quel tempo operava, e, ancora, la speculazione che finì per sfociare nella prima tangentopoli italiana (Banca Romana), coinvolgendo anche i nomi degli “eroi” Calabresi che fecero parte del processo rivoluzionario conosciuto come “Risorgimento”.
Cosi si assiste a come nella storiografia ufficiale e scolastica alcuni elementi importanti della storia vengano nascosti, per poi vederli emergere grazie al grande lavoro di ricerca condotto da personalità importanti che, attraverso la confutazione di varie fonti storiche probanti ed evidenti, “inchiodano i mentitori della storiografia ufficiale”.