MARIA SOFIA DI BORBONE, L’EROINA DI GAETA.
(a cura di Francesca Rita Bartoletta)
La nostra epoca, definita moderna, si identifica nella Repubblica sorta, subito dopo la seconda guerra mondiale, precisamente il 2 giugno 1946, per mezzo di un referendum popolare, il quale ha dato al cittadino italiano, la facoltà di scegliere tra la monarchia e la Repubblica. Con la vittoria del sì del referendum, l’Italia chiudeva così il capitolo sulla Monarchia di Vittorio Emanuele II. Ma la fine dei regni non seguono sempre le stesse sorti, e non chiudono i capitoli allo stesso modo.
Mentre la monarchia Sabauda ebbe una capitolazione poco onorevole, poiché a Vittorio Emanuele II, veniva imputato la responsabilità di aver consentito l’irrompere del fascismo, lo stesso abdicò il 9 maggio del 46, in favore del figlio Umberto, e la premura di cancellare le leggi fasciste, dettero l’impulso alla classe politica di quel tempo,di agire con urgenza per abolire definitivamente la monarchia a favore della nascita della Repubblica Italiana. Ma prima ancora , la storia riporta un altro evento importante e cioè quello dell’Unita d’Italia, avvenuta il 17 febbraio del 1861 che segnò definitivamente la fine del Regno delle Due Sicilie e sulla quale, intendo soffermarmi e raccontarla , attraverso la storia della regina Maria Sofia , ultima sovrana del regno delle Due Sicilie.
Citare o semplicemente narrare fatti che riguardano l’unità d’Italia, rappresenta ancora oggi, un argomento scottante e controverso, ma una cosa è certa, che non si è trattato di una annessione pacifica, ma di una occupazione cruenta e spietata. Non era facile espugnare Gaeta, che fu teatro dell’ultimo atto bellico da parte dell’esercito Sabaudo, la sua conformazione geografica ne consentiva una naturale resistenza, ma nessuna fortezza poteva resistere ai cannoni di ultima generazione, i famosi cannoni rigati, usati dai piemontesi,per espugnare Gaeta. I loro colpi nell’impatto non si limitavano a scalfire la roccia ma a penetrarla, di contro, la difesa era inadeguata, a causa delle armi obsolete, compresa l’artiglieria pesante , cannoni, da ritenersi cimeli da museo.
Le truppe e i civili ormai stremati dal conflitto inadeguato, presto caddero nello sconforto. Gli uomini non avevano coperte da campo, né pagliericci, né ricambi d’abiti e di biancheria .dormivano a terra e la loro condizione igienica era paurosa, il pericolo delle epidemie era ormai alle porte, e quando il tifo dilagò fra la popolazione e le truppe, fu temuto più del nemico stesso. Non mancarono complotti e tradimenti da parte dei generali e dei soldati borbonici, che molto probabilmente trovarono più vantaggioso passare indenni dalla parte del nemico. In questo clima incerto e di terrore ,una figura femminile , coraggiosa e dignitosa, emerse senza dubbio alcuno con autorevole decisione e animo umano,la Sovrana Maria Sofia di Borbone, definita l’anima della resistenza.
Con in dosso abiti maschili (alcuni dicono che si trattava di un costume calabrese), non più nastri nei capelli, ma un’ acconciatura sobria, per agire comodamente durante la battaglia. Prese parte attiva al conflitto e alle decisioni strategiche, grazie alla sua intuizione e perspicacia, fu in grado di identificare i traditori di palazzo e tra le truppe,come pure i generali corrotti,che abusarono di fondi pubblici destinate alle spese militari, ma quando, il fenomeno emerse era ormai troppo tardi. Mancavano proiettili per le cariche dell’artiglieria, sacchetti di sabbia,legname per le riparazioni,il vettovagliamento per le guarnigioni non avevano adeguate scorte.
Nonostante i responsabili furono puniti dal re, oramai il danno era fatto ed era troppo tardi per porvi rimedio. Voglio dedicare alla Regina Sofia questo scritto, voglio omaggiare l’ultima Regina del Sud, che tanto si è spesa per il suo regno e la sua gente, ma che la storia ha messo da parte, dimenticata, forse per la sola colpa di essere la Regina del regno sbagliato, il regno delle Due Sicilie, un Regno dimenticato e mal raccontato. Spero di riuscire nell’intento, di essere in grado di mettere in risalto, la figura di Maria Sofia, le sue caratteristiche, le doti intellettive e umane a servizio del regno e del suo re, che in lei confidava.
Tutto ebbe inizio quando, divenuta regina a soli 18 anni, M. Sofia, mostrò interesse nella conduzione del regno, sostenne l’amnistia per i detenuti politici e l’abolizione della schedatura degli attendibili a sostegno dell’ala costituzionale dell’establishment borbonico, di cui faceva parte Filangieri, contrastando la posizione della Regina Madre, che nulla voleva concedere ai detenuti politici.Diverse per umanità e di vedute, conservatrice e tradizionalista, la regina Madre, aperta, anticonformista M. Sofia.
La giovane regina non sentiva imbarazzo a lasciarsi vedere fumare in pubblico, allenarsi nei combattimenti, o tuffarsi nelle acque del porto militare. Elegante e raffinata, era il suo aspetto di giovane donna. Diede impulso alla vita mondana della città, e la sua immagine appariva nelle cronache delle imperatrici d’Austria e di Francia. Bellezza, coraggio e fama erano il biglietto da visita di Maria Sofia.
Quando il suo regno fu preso di mira dei piemontesi, non tardò a darne prova. Francesco II e Sofia si trovavano a corte nella città di Napoli, quando sopraggiunse un telegramma del principe di Castelcicala, datato l’11 maggio il quale annunciava loro, lo sbarco dei garibaldini a Marsala. La decisione di M: Sofia di recarsi a Gaeta, fu immediata, e rivolgendosi a Francesco disse spronandolo: di montare a cavallo con lei al suo fianco, perché così i Wittelsbach , antica dinastia di cui lei faceva parte, erano abituati a fare, per difendere e conquistare i troni: “montano a cavallo con la spada in pugno”. Il temperamento audace di Maria Sofia Amalia di Wittelsbach, nasce dall’educazione volta alle attività sportive, alla quale era naturalmente portata. Praticava il nuoto, la danza , il tiro con la carabina e tirava di scherma. Dal padre aveva ereditato l’amore per gli animali e lo spirito anticonformista.
Nata a Possenhofen, in Baviera, il 4 ottobre del 1841 da Massimiliano, duca in Baviera, e da Ludovica di Baviera. Quinta di otto figli , Maria Sofia trascorre la sua infanzia e l’adolescenza , tra il castello di Possenhofen , sul lago di Stamberg, e il palazzo di Monaco dove la famiglia trascorreva l’inverno. La giovane Maria Sofia, cresceva in salute e beltà. Gli storici e i ritratti di Sofia, la descrivono mettendo in risalto il suo bel viso delicato nei tratti , dagli occhi di colore blu scuro , e dai cappelli folti e castani, alta di statura e regale la postura . Al contrario di Sofia, il futuro re del regno delle due Sicilie , Francesco di Borbone, nato da Ferdinando II e della prima moglie Maria Cristina di Savoia, deceduta al parto, risentì nel carattere dall’essere orfano di madre, ritenuta dai napoletani una santa, tanto era venerata.
Cresciuto dalla matrigna Maria Teresa d’Asburgo, sposata da Ferdinando secondo , subito dopo la morte della prima moglie, di cui ebbe 12 figli. Francesco rivelò presto, un carattere timido e introverso, non aiutato dalla rigida educazione ricevuta, quasi monastica, non consona ad un futuro re. Il suo rapporto con il padre conflittuale, per via dell’intromissione della matrigna, portava il giovane futuro sovrano, a trovare conforto nelle letture spirituali. La vita ritirata, non gli fu favorevole ad intraprendere relazioni affettive e di amicizie, come pure ad intraprendere attività fisiche, che lo avrebbero preparato alla diplomazia, e alle arti militari. Le trattative per il matrimonio, fra i due giovani Francesco di Borbone e Maria Sofia, avvennero in assoluto segreto, da parte della duchessa Ludovica e dalla Regina delle Due Sicilie Maria Teresa d’Asburgo, con lo scopo di rafforzare i rapporti con l’Impero asburgico.
I due futuri regnanti non si conoscevano, tuttavia,il matrimonio fu celebrato lo stesso per procura, l’8 gennaio del 1859, rispettivamente all’età di 17 anni Sofia, e 22 Francesco. Pochi giorni dopo la novella sposa lasciava l’Austria per unirsi al suo consorte e in mano teneva stretta, la piccola miniatura con il ritratto di Francesco, all’epoca duca di Calabria. Giunse a Bari il primo febbraio del 1859, allo sbarco ad attenderla erano presenti, re Ferdinando II, suo suocero e il suo legittimo sposo. Giorni dopo l’arrivo di Sofia ,fu celebrata una sontuosa cerimonia nuziale, che ufficializzava, quanto era accaduto mesi prima per procura. Il fasto della vita di corte, per i novelli sposi, non durò molto e come tutte le dinastie reali , intrighi e complotti erano sempre dietro l’angolo. Subdola figura a corte, si era rivelata agli occhi di Maria Sofia ,Maria Teresa d’Asburgo, sua suocera e matrigna di Francesco di Borbone, il quale approfittando della cattiva salute,del marito re Ferdinando II, lo istigava contro il figlio, cercando di persuadere il re, di non riconoscere Francesco come futuro sovrano, a causa delle presunte inadeguatezze caratteriali, caldeggiando invece l’investitura del primogenito Conte di Trani, nato dalla loro unione. Maria Sofia, scaltra per natura, riuscì a portare alla luce il complotto ordito alle spalle del marito, e a scongiurarne gli effetti del complotto, nato tra le mura domestiche.
Alla morte del re Ferdinando II, avvenuta il 22 maggio, Francesco II di Borbone fu proclamato lo stesso giorno Re del Regno delle due Sicilie e Maria Sofia, Regina. Regnarono rispettivamente meno di due anni, dal 1859, fino alla capitolazione di Gaeta, avvenuta il 13 febbraio del 1861. Quando i reali lasciarono il palazzo, Maria Sofia non volle vedere i ministri, per il consueto commiato e dichiarò, “ torneremo presto”, ripeteva, mentre la servitù li salutava.
Non appena giunti a Gaeta, la regina Maria Sofia non risparmiò le sue energie e da subito intraprese attività inerenti alla dura battaglia. Visitò le caserme e i reparti, non trascurò sopralluoghi e predisposizioni per la cura dei feriti e dei ,malati, tenne sempre a cuore il contatto con la popolazione ormai agli estremi. Il popolo la sentiva vicina. Si guadagnò il titolo di donna soldato, quando la situazione a Gaeta, cominciò a vacillare a causa dell’epidemia del tifo , il cibo cominciava a scarseggiare e il freddo attanagliava i corpi esausti dei popolani e dell’esercito , Sofia cercava disperatamente di sopperire ad ogni difficoltà, mentre il Re cercava di convincerla a lasciare Gaeta. Così, riferisce re Francesco in una lettera rivolta a Napoleone II: < Ho fatto ogni sforzo per persuadere S.M. la Regina a separarsi da me, ma sono stato vinto dalle sue tenere preghiere e dalle sue generose risoluzioni. Ella vuol dividere meco, sin alla fine, la mia fortuna, consacrandosi a dirigere negli ospedali la cura dei feriti e degli ammalati; da questa sera Gaeta conta una suora di carità in più.
Quando la situazione a Gaeta precipitò e le speranze di interventi militari da altre potenze europee crollarono, Francesco II , convocò il consiglio Supremo dello Stato, per riconoscere la necessità di una onorevole capitolazione. Il 14 febbraio i reali si imbarcano sulla motonave Mouette che li avrebbe portati nello Stato Pontificio. La sconfitta di Gaeta, segna la fine del Regno delle Due Sicile. Il mito dell’eroina di Gaeta, col passare del tempo, non conobbe l’oblio tanto facilmente , tra i popolani, ma soprattutto fra i poeti e scrittori i quali ne esaltarono la bellezza ed il temperamento, alimentando tra i lettori curiosità e immaginazione. Ad esempio Marcel Proust , che la conobbe personalmente, nei salotti nobiliari di St.Germain-des-Près, rimase colpito della sua imponenza, che emanava la sua figura alta e severa. Nella Prisonnière le dedica a, una sorta di epigrafe: < Femme hèroique qui, reine soldat, avait fait elle-meme son coup de feu sur les ramparts de Gaete>.
Meno aprezzato è il riferimento di D’Annunzio, che la definisce “Aquiletta bavara che rampogna”; definendo con disprezzo, colei che si oppose con tutto il suo coraggio all’occupazione sabauda. Più sentito resta il poemetto di Ferdinando Russo soldato reduce dell’assedio , forse perché scritto con cuore semplice e sincera ammirazione verso la sua regina. “E’ a Riggina!Signò!...quant’era bella! E che core che teneva! E che maniere…”. Se il ricordo di Maria Sofia è rimasto vivido nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla e ne hanno tramandato le gesta, la storia, al contrario, non ha mostrato nei suoi confronti molta clemenza e a tratti ha tentato di offuscare la sua figura, ricorrendo alle calunnie. Mentre il re Franceso II di Borbone , veniva canzonato franceschiello, indicandolo come il re senza regno, la Regina Maria Sofia, veniva trascinata, in una campagna diffamatoria, e fu vittima di un fotomontaggio che la ritraeva nuda, in atteggiamenti lascivi di fronte all’immagine del Papa. Oggi, sicuramente l’avremmo chiamata fake news, ma all’epoca fu considerata una sconcezza.
Il caso scandalistico passò dietro denuncia della vittima, nelle mani della polizia pontificia, il quale riuscì a risalire agli artefici del complotto.
La storia della vita della Regina Maria Sofia non si conclude con la disfatta di Gaeta, o con il suo esilio, ma altri luoghi hanno potuto godere del suo buon cuore attraverso gesti di umana generosità, ad esempio: durante la prima guerra mondiale , si prodigò a visitare i campi dei prigionieri italiani, distribuendo tra i feriti cibo e parole di conforto. Non ha mai smesso di interessarsi di politica e delle varie trasformazioni che in Europa stavano disegnando un volto nuovo, e un epoca traumatica stava per abbattersi sulll’Italia e l’Europa intera.( Nascita del fascismo).Maria Sofia non smise mai di chiedere notizie della gente del Sud, fino alla fine dei suoi giorni. Nella sua mente, prima di abbandonarsi nelle braccia del sonno eterno, vivide si fecero le immagini, che spesso aveva evocato la sua memoria, lei giovane e bella,” sur les remparts de Gaetes”.Maria Sofia morì a Monaco di Baviera nel 1925.