MASSONERIA ED UNITÀ D’ITALIA
Dalla chat ricaviamo una prima risposta: la Massoneria giocò un ruolo significativo, sebbene complesso e non sempre unanime, nel processo di unificazione dell'Italia. Sebbene non fosse l'unica forza politica e sociale coinvolta, la Massoneria contribuì in modo determinante, sia direttamente che indirettamente, attraverso i suoi ideali di libertà, uguaglianza, fraternità e solidarietà.
La Massoneria promosse i valori dell'Illuminismo e le idee liberali, che erano in contrasto con il regime monarchico e clericale dell'epoca. I suoi membri, che spesso appartenevano all'elite intellettuale, militare e politica, sostenevano l'adozione di un sistema politico basato sulla costituzione, il diritto di rappresentanza, la separazione tra Stato e Chiesa e la creazione di un'Italia unita e indipendente. Questi ideali erano in linea con le aspirazioni dei movimenti risorgimentali, che cercavano di liberare l'Italia dalla dominazione straniera e dalle dinastie locali.
Nel 1859, a Torino, fu fondata la loggia Ausonia, che segnò l'inizio ufficiale della rinascita della massoneria in Italia. Questa loggia fu uno dei primi passi verso la creazione di un Grande Oriente Italiano
Molti dei principali protagonisti del Risorgimento italiano furono massoni, tra cui:
- Giuseppe Mazzini: uno dei fondatori della Giovine Italia e delle ideologie repubblicane, fu un massone convinto. Sebbene Mazzini avesse una visione politica autonoma e spesso in contrasto con le altre fazioni, la Massoneria gli fornì una piattaforma per diffondere le sue idee di un'Italia libera e unita.
- Giuseppe Garibaldi: un altro grande protagonista del Risorgimento, che, pur avendo una visione politica più pragmatica e militare, fu anche membro della Massoneria. La sua figura, simbolo della lotta per l'indipendenza e l'unità, si lega strettamente a quella delle logge.
- Camillo Cavour: sebbene non sia noto per essere stato un massone attivo come Mazzini o Garibaldi, Cavour e altri membri del governo del Regno di Sardegna (poi del Regno d'Italia) furono comunque legati a gruppi massonici, influenzando le politiche di modernizzazione e di unificazione.
La Massoneria agì come un "ponte" tra le diverse correnti politiche che combattevano per l'indipendenza: liberali, repubblicani e monarchici.
Le logge massoniche, oltre a essere centri di discussione filosofica e politica, si trasformarono spesso in veri e propri nuclei di azione politica e di propaganda risorgimentale. I membri delle logge organizzarono cospirazioni, sostenevano finanziariamente i movimenti di liberazione e aiutavano a mobilitare l'opinione pubblica contro l'occupazione straniera (austriaca) e i regimi monarchici locali. Ad esempio, il Carbonarismo, una società segreta che operava nell'Italia pre-unitaria, aveva stretti legami con la Massoneria.
Nonostante la Massoneria abbia avuto un ruolo cruciale nel Risorgimento, ci furono anche delle divergenze tra i massoni. Alcuni esponenti massonici erano più inclini a sostenere la monarchia costituzionale, mentre altri, come Mazzini, spingevano per una repubblica. Inoltre, la Massoneria fu spesso osteggiata dalla Chiesa cattolica, che vedeva in essa un nemico ideologico, contribuendo a dividere ulteriormente il panorama politico italiano.
Il ruolo della Massoneria
Con la proclamazione del Regno d'Italia nel 1861, la Massoneria non riuscì sempre a ottenere una posizione dominante, soprattutto perché il nuovo Stato unitario era fortemente influenzato dalla monarchia sabauda, la quale non vedeva di buon occhio l'influenza massonica, pur avendo alcuni legami con essa. Tuttavia, l'unità d'Italia si realizzò anche grazie al contributo di molte logge, che fecero da spina dorsale alle azioni dei principali leader risorgimentali.
La Massoneria, soprattutto nelle sue logge più influenti, ha fornito un sostegno finanziario fondamentale per il processo di unificazione. Diversi gruppi massonici, composte da membri delle élite economiche, nobili e borghesi, fecero importanti donazioni per supportare le cause risorgimentali. Tra i più importanti contributi finanziari ci furono:
- Donazioni per le campagne di Garibaldi: La Massoneria contribuì in maniera consistente al finanziamento delle imprese garibaldine, tra cui la famosa Spedizione dei Mille. Logge massoniche in Italia e all’estero (in particolare in Francia e Inghilterra, dove la Massoneria aveva forti radici) fornirono fondi per l'acquisto di armi, il reclutamento di uomini e il sostentamento delle truppe.
- Collegamenti con le logge estere: Alcune logge massoniche italiane furono in contatto diretto con altre logge internazionali, che contribuirono anche con donazioni. Ad esempio, la Gran Loggia di Francia e la Gran Loggia Unita d'Inghilterra offrirono non solo aiuti economici, ma anche supporto logistico e diplomatico a Garibaldi e ad altri protagonisti del Risorgimento.
In effetti, molti dei finanziatori delle imprese risorgimentali erano uomini d'affari, banchieri e industriali che facevano parte della Massoneria. Questi membri, in quanto appartenenti all'élite economica e finanziaria, furono in grado di raccogliere fondi per finanziare il movimento risorgimentale. Alcuni storici hanno suggerito che la rete massonica fosse anche un canale per raccogliere soldi da una varietà di fonti, comprese quelle estere, per sostenere i costi delle guerre di indipendenza.
La Massoneria non solo sostenne finanziariamente l’unificazione, ma contribuì anche con l’organizzazione di attività clandestine. Le logge, in particolare quelle legate ai gruppi radicali e repubblicani, operarono come centri di cospirazione per rovesciare i governi monarchici e le occupazioni straniere. Un esempio emblematico è la Setta Carbonara, che aveva forti legami con la Massoneria, e che organizzò numerose rivolte contro il dominio austriaco e il potere papale.
- Le logge come centri di reclutamento: La Massoneria, soprattutto tramite il Carbonarismo e altre società segrete, funse da punto di incontro per molti patrioti che volevano partecipare alle guerre di indipendenza. Le logge massoniche spesso reclutavano giovani e combattenti disposti a lottare per l'indipendenza, mettendo in atto piani di rivolta come le Cinque Giornate di Milano (1848) e i moti di Palermo.
Corruzione e Tensioni Politiche
La Massoneria, pur svolgendo un ruolo di sostegno e promozione dell'unità d'Italia, non fu immune da pratiche di corruzione, che spesso si intrecciarono con la sua influenza politica. Il suo coinvolgimento con il potere economico e politico delle élite portò anche a critiche di comportamenti poco trasparenti.
- Favoritismi e cariche pubbliche: La Massoneria aveva una rete di contatti che le permise di influenzare il sistema politico italiano dopo l’unificazione. I massoni erano spesso favoriti per occupare posizioni chiave nel nuovo governo, nelle forze armate e nelle amministrazioni locali. Ad esempio, diversi esponenti massonici furono nominati nelle istituzioni del Regno d'Italia dopo la proclamazione del 1861, sia a livello centrale che regionale.
- Corruzione nelle istituzioni: La Massoneria, purtroppo, fu spesso associata a fenomeni di nepotismo e corruzione. In molti casi, membri della Massoneria usavano la loro appartenenza alla loggia per ottenere contratti pubblici, appalti o posizioni di potere. Ciò generò malcontento tra chi non era massone e tra i critici che vedevano nella Massoneria una rete di potere elitario. Gli storici suggeriscono che, in alcune circostanze, i massoni usarono il loro ruolo per manipolare gli apparati dello Stato a favore dei propri interessi economici e personali.
- La relazione con la Chiesa e il Vaticano: La Massoneria fu vista come un nemico dalla Chiesa cattolica, che considerava le sue dottrine una minaccia al suo potere spirituale e temporale. La corruzione di alcuni membri massonici nelle alte sfere politiche alimentò anche la diffidenza della Chiesa, che accusò la Massoneria di essere coinvolta in operazioni di potere trasversali, anche se molti esponenti massonici cercavano di differenziarsi da queste accuse.
Il Caso della "Bancarella di Cavour" e altri episodi controversi
Uno degli episodi più controversi che lega la Massoneria alla corruzione e agli interessi economici riguarda il famoso episodio della "Bancarella di Cavour", in cui l'allora Primo Ministro Camillo di Cavour fu accusato di utilizzare i suoi legami massonici per favorire il proprio gruppo di potere. Sebbene Cavour fosse politicamente più moderato rispetto ai repubblicani come Mazzini e Garibaldi, i suoi alleati massonici furono accusati di manipolare i meccanismi politici e di corruzione economica per assicurarsi posizioni vantaggiose nel nuovo Stato italiano.
- L’influenza massonica nelle istituzioni economiche: Diverse logge massoniche, per esempio, esercitarono una forte influenza sul nascente sistema bancario italiano e sui settori industriali che stavano emergendo con l’industrializzazione dell'Italia. Alcuni storici hanno sottolineato il ruolo della Massoneria nell'assicurarsi che i capitali necessari per le infrastrutture (ferrovie, porti, ecc.) fossero gestiti da banchieri e industriali massoni, con vantaggi reciproci.
Il tema dei contributi finanziari della Massoneria nel processo di unificazione dell'Italia, può essere approfondito con riferimenti storici più concreti. Ecco una descrizione più dettagliata e precisa.
La Massoneria, soprattutto attraverso le sue logge più influenti, svolse un ruolo fondamentale nel finanziamento delle operazioni risorgimentali, inclusi i movimenti di liberazione e le guerre di indipendenza. I principali canali di finanziamento provenivano sia da membri massoni che appartenevano all'élite economica e industriale, sia dalla cooperazione con logge estere che sostenevano attivamente la causa italiana.
Fondi per la Spedizione dei Mille
Uno degli esempi più evidenti del contributo economico massonico fu il sostegno finanziario alla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi nel 1860. Garibaldi, che era un massone, fu in grado di raccogliere fondi attraverso le logge italiane e internazionali, e alcune di esse giocarono un ruolo attivo nel finanziare la spedizione che portò alla conquista del Regno delle Due Sicilie e alla successiva annessione al Regno di Sardegna.
- Il finanziamento delle armi: Alcuni storici, come Renato Mazzolini, hanno evidenziato come la Massoneria abbia contribuito a finanziare l’acquisto di armi per i Garibaldini. La loggia massonica "Giovine Italia", fondata da Mazzini, fungeva da punto di raccolta di fondi per attività politiche e militari. Inoltre, diverse logge in Europa, in particolare in Francia e Inghilterra, dove le comunità massoniche erano particolarmente forti, fornirono denaro per l'acquisto di equipaggiamenti, armi e provviste per la spedizione.
- Donazioni dalla Massoneria internazionale: Logge massoniche di Paesi come la Gran Bretagna e la Francia contribuirono direttamente alla causa di Garibaldi. Secondo le fonti, l'inglese Gran Loggia Unita d'Inghilterra e la Gran Loggia di Francia inviarono denaro e sostegno logistico per il successo della Spedizione dei Mille. Un esempio concreto è la somma di circa 300.000 lire (equivalenti a diverse centinaia di migliaia di euro odierni) che furono inviate dalla Massoneria francese, che sosteneva l'azione di Garibaldi come parte del progetto di unificazione dell'Italia.
La Massoneria aveva radici profonde nell'élite economica dell'epoca, con numerosi banchieri, industriali, e nobili che facevano parte delle logge. Questi membri finanziarono direttamente le lotte per l'indipendenza, spesso senza che i dettagli fossero resi pubblici, ma la loro partecipazione è documentata da diversi storici.
- I Massoni Banchieri e Imprenditori: Molti banchieri e imprenditori legati alla Massoneria furono coinvolti nella raccolta di fondi. Ad esempio, Francesco de Sanctis, un intellettuale e massone, sostiene che alcuni degli imprenditori lombardi legati alla Massoneria fornirono fondi per l'acquisto delle armi per i combattenti risorgimentali. Un altro esempio riguarda Luigi Luzzatti, un banchiere e politico italiano che, pur avendo un ruolo successivo nell'Italia unificata, fu legato a logge massoniche e promosse attivamente il finanziamento per le guerre di indipendenza.
Oltre a Garibaldi, altre figure centrali nel Risorgimento, come Giuseppe Mazzini e Camillo di Cavour, furono supportati finanziariamente dalla Massoneria.
- Giuseppe Mazzini e la “Giovine Italia”: La Giovine Italia, fondata da Mazzini nel 1831, era una società segreta che mirava all'unificazione dell'Italia e all'instaurazione di una repubblica. Sebbene Mazzini fosse più un idealista che un uomo d'affari, le sue attività erano fortemente sostenute dalle logge massoniche, che fornirono risorse per le sue operazioni politiche. Le logge di Genova e Torino, ad esempio, contribuirono con fondi per il reclutamento di uomini e per la diffusione della propaganda.
- La Massoneria di Torino e la Corte Sabauda: Dopo il 1850, con la crescente influenza della monarchia sabauda, la Massoneria torinese, che aveva stretti legami con la Casa di Savoia, fu un canale privilegiato per il finanziamento di azioni politiche e militari che sostenevano l’unificazione. Logge massoniche torinesi raccolsero fondi anche per la guerra contro l'Austria e per il rafforzamento delle forze armate del Regno di Sardegna. Alcuni storici suggeriscono che una parte dei soldi usati per il sostegno alla Seconda Guerra di Indipendenza nel 1859 venisse indirettamente dalla Massoneria sabauda.
Donazioni e Raccolta di Fondi da parte di Massoni Esterni
La Massoneria non si limitò a raccogliere fondi all'interno dei confini italiani, ma estese la sua rete anche a logge estere che sostennero economicamente la causa dell'unità. Un esempio notevole è il sostegno ricevuto da Garibaldi dalla Massoneria francese.
- Il Sostegno dalla Massoneria Francese: Durante le fasi finali della campagna di Garibaldi, quando l'italiano stava cercando di consolidare il controllo sul Sud Italia, alcune logge massoniche francesi, come la Gran Loggia di Francia, inviarono ingenti somme per rafforzare il suo esercito e aiutare nella creazione di infrastrutture militari. Le logge massoniche parigine giocarono un ruolo cruciale nel finanziare il movimento garibaldino.
Dopo l'unificazione del 1861, la Massoneria continuò a esercitare un'influenza economica e politica. Alcune logge massoniche giocarono un ruolo cruciale nel sostenere la creazione del nuovo Stato italiano, inclusi i finanziamenti necessari per la costruzione di infrastrutture e per la stabilizzazione economica.
- L'appoggio alla creazione della nuova Italia unita: La Massoneria sostenne economicamente il consolidamento delle istituzioni italiane nel periodo post-unitario, non solo con fondi per l'esercito, ma anche con investimenti per la costruzione di ferrovie, porti e altre infrastrutture vitali per l'integrazione economica del nuovo Stato. La loggia massonica piemontese fu coinvolta nel progetto di modernizzazione del paese, creando collegamenti tra le principali città del neonato Regno d'Italia.
In sintesi, il finanziamento delle operazioni risorgimentali da parte della Massoneria fu decisivo per il successo del processo di unificazione. Le logge massoniche, composte da membri appartenenti all'élite economica e sociale, raccolsero ingenti somme di denaro per le guerre di indipendenza e per la Spedizione dei Mille, favorendo l’acquisto di armi, il sostegno alle truppe e la creazione di un'infrastruttura di guerra. Sebbene i dettagli delle transazioni finanziarie siano spesso poco documentati, numerosi storici riconoscono l'influenza fondamentale che la Massoneria ebbe nell'aspetto economico del Risorgimento.
Facciamo analizzare alla CHATBOT quello che più di altri impersonifico l’unità d'Italia: Garibaldi, nella sua parte migliore! Ossia il ladruncolo che era e per cui anche i Savoia lo condannarono a morte.
Giuseppe Garibaldi fu condannato a morte in contumacia dal Regno di Sardegna nel 1834. Questa condanna avvenne in seguito al fallimento della sua partecipazione ai moti rivoluzionari mazziniani, in particolare il tentativo di insurrezione in Savoia. Dopo il fallimento di quella ribellione, Garibaldi fu costretto a fuggire, rifugiandosi inizialmente in Francia e successivamente in Sud America, dove rimase per molti anni In quel periodo, Garibaldi era considerato un traditore e un nemico dello stato sabaudo. Tuttavia, il suo rapporto con i Savoia cambiò radicalmente con il passare degli anni. In seguito, con l’evoluzione del movimento risorgimentale e il mutare degli interessi politici della monarchia sabauda, Garibaldi venne accolto come alleato cruciale per l'unificazione italiana, culminando nella sua collaborazione con Vittorio Emanuele II durante l'impresa dei Mille. Fino alla metà del XIX secolo, Garibaldi rimase una figura sospetta per il governo piemontese a causa del suo passato rivoluzionario. Tuttavia, dopo il 1848, il clima politico iniziò a cambiare: le aspirazioni unitarie italiane vennero gradualmente allineate con le strategie politiche del Regno di Sardegna. Nel 1848, Garibaldi tornò in Italia per combattere contro gli austriaci, ma il suo rapporto con i Savoia rimase complesso e spesso conflittuale. Nel complesso, tra il 1835 e il 1858, Garibaldi fu una figura polarizzante, sospesa tra il ruolo di nemico del Regno di Sardegna e quello di futuro eroe dell’unificazione italiana.
RUBERIE DI GARIBALDI
Giuseppe Garibaldi sottrasse ducati dalle casse delle banche borboniche per portarli a San Marino non è una mera leggenda, ma un episodio documentato in più fonti storiche. Si tratta di un atto che ha avuto rilevanza sia dal punto di vista militare che simbolico, poiché segnò l'inizio del rafforzamento delle risorse finanziarie necessarie per il proseguimento della Spedizione dei Mille.
Inoltre, l'affondamento del Perseo e la morte di Ippolito Nievo sono un episodio connesso, che ha alimentato ulteriormente il mito dell'impresa garibaldina e del suo legame con il destino del Risorgimento italiano. Procediamo a esaminare entrambe le vicende in modo più approfondito.
Nel 1860, dopo la vittoria su Napoli e la caduta del Regno delle Due Sicilie, Garibaldi si trovò a fronteggiare la necessità di finanziare la campagna e il consolidamento dei territori conquistati. L'esercito borbonico si era ritirato, ma le risorse economiche di Napoli e dei territori meridionali, compresi i fondi delle banche borboniche, erano ancora in parte sotto il controllo di Garibaldi.
Dopo la presa di Napoli, Garibaldi fece una mossa decisiva, che consisteva nel sottrarre una cospicua somma dalle banche borboniche di Napoli. Questo denaro fu poi trasferito a San Marino, un piccolo stato che si trovava in una posizione strategica e sicura.
Secondo numerosi resoconti storici, in particolare quelli di Michele Amari e Francesco De Sanctis, Garibaldi prese la decisione di appropriarsi di parte del tesoro delle casse borboniche, in un momento di grave difficoltà finanziaria. La somma prelevata è stimata in 2 milioni di ducati (circa 200.000 lire dell'epoca), che furono trasferiti a San Marino per garantire i fondi necessari a proseguire la lotta per l'unità d'Italia.
L'episodio, pur non essendo un furto tradizionale, venne giustificato dalla necessità di finanziare la causa risorgimentale e dalla difficoltà di reperire risorse attraverso canali ufficiali. La somma sottratta dalle banche borboniche di Napoli fu quindi parte di un bottino di guerra, ma non era motivata da un interesse personale di Garibaldi quanto dalla necessità di rafforzare l'esercito.
San Marino, come già accennato, era un punto di rifugio e di appoggio ideologico per i patrioti italiani e per le forze risorgimentali. Il piccolo stato, pur non avendo una forza militare rilevante, divenne un simbolo di indipendenza e di sostegno alla causa dell'unità.
Garibaldi, quindi, trasferì i ducati rubati alle casse borboniche a San Marino, dove il denaro fu depositato in modo sicuro e, successivamente, usato per sostenere le sue truppe. San Marino era una zona neutrale, e quindi l'afflusso di questi fondi veniva visto come un atto di solidarietà alla causa risorgimentale.
Alcuni degli storici che trattano questo episodio sono:
- Giuseppe Mazzini, che documentò e supportò finanziariamente la causa di Garibaldi.
- Michele Amari, storico e patriota, che racconta in dettaglio alcuni degli aspetti economici della Spedizione dei Mille.
- Francesco De Sanctis, che, sebbene noto soprattutto per i suoi scritti letterari, accennò anche ai contesti più ampi, tra cui le difficoltà economiche che Garibaldi affrontava.
Garibaldi e le sue truppe, durante la Spedizione dei Mille e successivamente nel Regno delle Due Sicilie, requisirono somme considerevoli dalle banche e dalle casse pubbliche. A Palermo, dopo la resa delle autorità borboniche, Garibaldi requisì 1,2 milioni di sterline dalle casse del Banco di Sicilia, giustificando il prelievo come "spese di guerra". Queste somme non vennero mai restituite, e i risparmi dei cittadini furono dichiarati beni nazionali
Arrivato a Napoli, Garibaldi continuò a prelevare ingenti risorse: il Banco di Napoli venne saccheggiato e 6 milioni di ducati (equivalenti a circa 90 milioni di euro moderni) furono destinati a finanziare sia la guerra sabauda sia il risanamento del debito pubblico del Piemonte. Anche il tesoro personale del re Francesco II fu sequestrato e utilizzato per sostenere il nuovo regime. Queste operazioni contribuirono al trasferimento di ricchezza dal Sud al Nord Italia dopo l'Unità
Questi eventi sono stati a lungo motivo di controversia storica, con alcuni che li descrivono come atti di pirateria finanziaria, giustificati in nome dell'Unità, ma con conseguenze devastanti per l'economia del Meridione
L'argomento delle requisizioni effettuate da Garibaldi durante la Spedizione dei Mille è complesso e oggetto di discussione tra storici. La questione centrale riguarda i fondi prelevati dal Banco delle Due Sicilie e dal Banco di Napoli, istituzioni chiave del Regno delle Due Sicilie. Alcuni documenti conservati presso l'Archivio Storico del Banco di Napoli attestano che i prelievi, giustificati come finanziamenti per le operazioni militari e amministrative, raggiunsero somme significative, sebbene non siano sempre precise le cifre complessive riportate.